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NO per non smettere di aiutare
Lo sviluppo economico ha permesso negli scorsi decenni di ridurre la povertà nel mondo. Questo è stato anche possibile grazie alla collaborazione esemplare tra imprese, Stati e ONG. Oggi, ad esempio, le imprese svizzere portano nel mondo il nostro sistema di formazione degli apprendisti. Questo importante impegno è però messo a rischio dall’iniziativa.
NO ad un atto di neocolonialismo
L’iniziativa fa leva sui principi giuridici internazionali e sugli accordi internazionali. Il diritto e i tribunali svizzeri avrebbero però la precedenza di fatto. Si tratta di un’ingerenza nella sovranità di altri Stati e di un disprezzo per le istituzioni straniere.
NO ad esperimenti pericolosi in un momento difficile
La nuova regolamentazione speciale prevista dall’iniziativa metterebbe la Svizzera fuorigioco. Le imprese svizzere sarebbero infatti doppiamente colpite: da un lato, sarebbero svantaggiate nella concorrenza a livello internazionale visto che sarebbero costantemente esposte al rischio di cause legali. Dall’altro lato, la sorveglianza e il controllo lungo tutta la catena di approvvigionamento creerebbero nuovi oneri senza però rappresentare una garanzia in caso di problemi.
NO per non penalizzare le imprese svizzere rispetto a quelle straniere
L’iniziativa prevede un sistema unico al mondo che penalizza esclusivamente le imprese svizzere. Una capsula di caffè prodotta in Svizzera sarebbe sospetta mentre la medesima capsula prodotta in Italia e venduta nello stesso negozio no. Questo non è accettabile. Sfavorire le imprese svizzere rispetto a quelle estere non può essere la soluzione.
NO perché uniti si è più forti
L’iniziativa propone degli strumenti unici al mondo che mancano il nobile obiettivo. Il controprogetto invece si rifà alle normative più avanzate del mondo, combinate in un progetto coordinato a livello internazionale che può essere ulteriormente sviluppato a seconda delle esigenze.